Festa della Madonna della Marina

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La festa della Madonna della Marina è considerata “la festa delle feste” perché interpreta sia da un punto di vista devozionale sia sociale lo stretto legame tra il marinaio sambenedettese e la “Stella del mare”. Soprattutto per questo, in occasione della “Festa” la dimensione laica e religiosa si fondono assieme, esaltando il carattere della tradizione.

Fin da quando la piccola chiesetta seicentesca della “Madonna della spiaggia”, poi “della Marina”, di jus comunale era considerata un’appendice del Castello di San Benedetto, all’interno delle vecchie mura del “Paese alto” si svolgeva la festa della “Madonna del Carmine” il 2 luglio, in ricordo della “Visitazione di Maria Vergine”. In quell’occasione non si svolgeva alcuna processione che però venne aggiunta nel 1870 e, a partire dal 1872, anche una fiera.

Sono questi gli anni in cui San Benedetto, divenuta “del Tronto” dopo l’Unità d’Italia, all’immagine peschereccia associa anche quella di centro per la villeggiatura e così la festa della Visitazione di Maria Vergine si trasformò in festa della Madonna della Marina.

Dal 1880/1885 si stabilì di celebrarla ogni fine luglio per dare, anche e soprattutto, l’opportunità alla colonia bagnante di partecipare.

La festa della Madonna della Marina, da sempre, è per i sambenedettesi, semplicemente: “La Festa”.

Nel periodo post-unitario, la tradizione di festeggiare la patrona del mare, andava di anno in anno affermandosi sempre di più, crescendo di importanza e acquisendo notorietà oltre i confini locali. I festeggiamenti civili e religiosi, solitamente, si svolgevano in tre o quattro giorni (in genere dal sabato al martedì successivo) durante i quali, ai turisti già presenti a San Benedetto per i bagni, si aggiungeva un gran numero di forestieri provenienti da tutto il piceno, dal maceratese e dal teramano. Per l’occasione la società delle “strade ferrate” favoriva orari speciali e prezzi ridotti dei treni, aggiungendo anche ulteriori carrozze. Tutto il centro cittadino, ma soprattutto il Corso (l’attuale Corso Mazzini), il Viale dell’Ancoraggio (l’attuale Viale Secondo Moretti) e la zona balneare, era a disposizione per le celebrazioni e i festeggiamenti.

L’apertura de “La Festa” iniziava con il suono del Civico Campanone e di tutte le campane, con sparo di tonante e la Banda municipale in giro per le vie cittadine. Un grande carro trionfale, rappresentante una tipica imbarcazione locale, portava in processione la venerata immagine della “Madonna della Marina”, comitati di festeggiamenti organizzavano corse di biciclette, corse di cavalli con fantino, con lauti premi, regata di barche pescherecce, mentre la musica e l’illuminazione rallegravano il paese. Nel pomeriggio della domenica, dal balcone del vecchio Palazzo Comunale, vicino alla vecchia “Chiesa della Marina”, si estraeva la tombola, i cui ricavati erano destinati a beneficio dell’asilo d’infanzia. La sera stessa si organizzavano concerti musicali allo Stabilimento Bagni e si accendevano i fuochi d’artificio – messi a punto da valenti pirici della vallata del Tronto o anche del vicino Abruzzo – nei pressi dei giardini pubblici e della prospiciente spiaggia.

Mentre la vecchia chiesa della Marina, a seguito dell’ennesimo straboccare dell’Albula del luglio 1898 veniva buttata giù, domenica 5 aprile 1908 veniva finalmente aperta al culto la nuova chiesa.

Dopo la parentesi della “Grande Guerra”, che ne limitò le manifestazioni ma non le consolidate celebrazioni, tutti i festeggiamenti, sia civili che religiosi, vennero spostati definitivamente ad est della ferrovia con l’illuminazione fantastica dello Stabilimento Bagni e delle barche in mare, innalzamento di globi aerostatici, fuochi pirotecnici nel piazzale della vecchia pescheria, palo della cuccagna in mare, rinomata fiera di merci e bestiame. La banda musicale girava per le vie del paese in attesa dell’estrazione della “Grande Tombola” che per montepremi, ben tremila lire, non era seconda a nessuna in tutta la penisola.

Con il passaggio dalla pesca a vela a quella a motore si consolidò la processione in mare che continua ancora oggi con i motopescherecci decorati con il gran pavese.

Negli anni Trenta del Novecento, grazie ai versi scritti da don Lorenzo Pilota e alla musica del maestro Attilio Bruni, è stato introdotto il Canto dedicato alla patrona dei nostri marinai, a cui nel luglio del 1941 è stato, anche, aggiunto l’Inno a Maria Santissima della Marina.

Le cronache degli anni Trenta raccontano che:

la Processione veramente caratteristica non può non suscitare una profonda impressione in chi la vede per la prima volta e sa rilevare il colore locale caratteristico dato alla massa degli uomini del mare.

Con il riconoscimento di San Benedetto a Stazione di Cura e Soggiorno, l’organizzazione dei festeggiamenti civili in onore della Madonna della Marina divenne competenza esclusiva di un apposito comitato di festeggiamenti, nominato annualmente dalla locale Azienda Autonoma. Sul finire degli anni trenta del secolo scorso il comitato introdusse una “Mostra dell’industria e commercio sambenedettese”, la “giornata della pesca”, gara di mosconi in sostituzione della gara di “sciabiche”, gara di nuoto tra i due moli (900 metri). Il 1° agosto del 1938, a bordo della caccia-torpediniere “Lupo”, appositamente giunta in occasione dei festeggiamenti della Madonna della Marina, Irene Malatesta vedova Fiscaletti, ricevette pubbliche onorificenze in quanto, figlia, sorella, moglie di uomini morti in mare.

La festa della Madonna della Marina ha conosciuto solo la breve pausa dopo l’armistizio del 1943 per riprendere l’ultima domenica di luglio del 1945.

Festeggiamenti più contenuti ci sono stati invece negli anni della pandemia da Covid-19.

È necessario dire che la Madonna della Marina potrebbe essere assurta a co-patrona della città, tale è la devozione per tale figura da parte delle famiglie di estrazione marinara e tale è la risonanza dei festeggiamenti che si svolgono annualmente l’ultima domenica di luglio.

Il clou della manifestazione è rappresentato dalla processione in mare delle barche il sabato pomeriggio e nella processione per le vie cittadine la domenica pomeriggio.

I festeggiamenti religiosi e civili si concludono con lo spettacolo pirotecnico nella zona del Molo Sud, che attira sempre numerosi visitatori provenienti anche dalle zone vicine.

Questa festa rappresenta un omaggio della città al suo mare e alla sua Protettrice, a cui la marineria sambenedettese è tradizionalmente devota.

I pescatori rendono omaggio alla Madonna della Marina con la processione in mare: l’imbarcazione principale, che precede il corteo di pescherecci, ospita il ritratto della Madonna proveniente dalla Cattedrale. Dopo la benedizione da parte del Vescovo e il ricordo delle vittime del mare, avviene il lancio in mare della corona di fiori.

Chi è di San Benedetto come può non pensare al mare, occasione di vita ma anche spesso di morte per la nostra marineria? Allora come non chiedere aiuto alla Vergine Maria che sotto tanti titoli rappresenta quell’ unica Mamma che ci dà la vita e a cui ricorriamo nelle avversità e spesso anche in punto di morte? Dunque una devozione antichissima.

Nel mondo dei nostri pescatori la figura femminile assume un forte rilievo anche nella proiezione del sacro. La Madonna con il bimbo in braccio, connotata come Madre del Cristo pescatore di anime, è fortemente sentita dai marinai come Stella Maris, luce guida per il ritorno in porto. E’ una presenza salvifica, cui affidarsi nel pericoloso mestiere della pesca, anche per la sua capacità di trasfigurare in una dimensione celeste la figura terrena della madre, che mantiene con il figlio pescatore un legame viscerale. C’è da credere che il nome della madre, invocato sul mare nel momento del pericolo estremo, quando non si sa più “a che santo appellarsi”, saldi in un’unica identità soccorrevole il volto umano e il volto divino della figura materna.

Un’ultima curiosità: in ogni casetta di pescatori non mancava mai un quadretto della Madonna della Marina con un lumino acceso quando il proprio caro stava “a mare”, di fronte al quale la sera le donne dicevano il Rosario, e lasciando il lumino acceso tutta la notte “per fare luce in mezzo al mare e per far tornare chi sta sulla barca”.