STORIA E ARTE

Santa Maria della Marina, Basilica Cattedrale

Storia e Arte della Basilica Cattedrale

Basilica Cattedrale Santa Maria della Marina

L’attuale cattedrale della “Madonna della Marina” si ricollega idealmente ad una più piccola chiesa che i sambenedettesi eressero sulla spiaggia, in località denominata indifferentemente “Sant’Antonio” o “della Marina” e che dedicarono a Maria Regina delle vittorie e del mare, probabilmente collegando tale erezione al ricordo ancora vivissimo della strepitosa vittoria di Lepanto del 1571.

La chiesa, che misurava circa 24 metri e che quindi era poco più piccola dell’antica chiesa castellana di S. Benedetto martire, era situata nell’attuale piazza Battisti, all’imbocco di via Crispi, con la facciata rivolta verso l’attuale strada nazionale. Essa sorgeva quasi in riva al mare, che in quell’epoca lambiva più da vicino la rocca. Il paese contava allora 800 abitanti.

Gli archivi ci tramandano il 1615 come data della costruzione della chiesa che per tutto il XVII secolo viene nominata come “chiesa della Madonna della spiaggia”. Una vecchia stampa la riproduce con la sua facciata non priva di una certa eleganza barocca, con un unico ingresso per l’unica navata e il piccolo campanile a vela. Sopra la porta d’ingresso fanno bella mostra lo stemma comunale e un bassorilievo del martire. 

L’interno, descritto dai resoconti delle Visite Pastorali, aveva un altare maggiore e quattro laterali. L’altare maggiore aveva un affresco rappresentante la Vergine con i santi Rocco e Sebastiano. La chiesa non godé mai ottima salute e la municipalità dovette affrontare, per tutto il Settecento, notevoli spese per la sua manutenzione.

Il 28 febbraio 1819, passato ormai il periodo repubblicano e napoleonico che aveva visto la chiesa trasformata addirittura in caserma per le truppe francesi, la municipalità paesana prendeva atto che con l’aumento degli abitanti (arrivati allora a 3.300, avendo invaso il piano della spiaggia con la costruzione di case e magazzini per la pesca) la chiesa sulla spiaggia risultava ormai inadatta, oltre che fatiscente: la bassura della zona con i conseguenti acquitrini e i frequenti straripamenti del torrente Albula minavano la stabilità della chiesa e la sua funzionabilità.

Nel frattempo veniva eretta la seconda parrocchia, situata nella zona della Marina, “sottostrada”, con breve pontificio del 27 novembre 1820. Primo parroco fu il padre Gioacchino Pizzi, un religioso ripano appartenente alla Congregazione dei Chierici Regolari e successivamente entrato nel clero diocesano. Resse la parrocchia fino alla sua morte, avvenuta il 26 novembre 1837. A lui si deve anche l’erezione dell’ospedale “S. Maria del soccorso”, che si trova a ridosso dell’attuale cattedrale: presenta una facciata in stile neoclassico con due colonne di granito e la scritta “Maria succurre miseris – AD MDCCCLIII”, operante fino al 1961 ed ora ricostruito in altro sito. A ricordarne l’originaria denominazione, accanto all’ingresso del nuovo ospedale è stato collocato un gruppo bronzeo della “Madonna del soccorso”, con la Vergine e il Bambino che accoglie una fanciulla, opera dello scultore Ubaldo Ferretti (1993). Nell’attesa di costruire una nuova chiesa adatta alla nuova parrocchia, la vecchia chiesa del 1615 dovette svolgere da parrocchiale anche per il secondo parroco, il religioso oratoriano padre Vincenzo Maria Michettoni, anch’egli originario di Ripatransone e per il terzo parroco, il p. Saverio Desideri.

Nel 1844, dopo lungo patteggiamento fra il proprietario Petrelli e la parrocchia, fu acquistato, per 214 scudi, il terreno su cui doveva essere costruita la nuova chiesa e nel frattempo fu preparato il progetto, per il quale inizialmente fu contattato l’architetto Gaetano Ferri, di Bologna. Costui approntò un bellissimo progetto, lodato persino dall’Accademia artistica bolognese, ma le finanze non erano tali da sostenere la spesa di circa 10 mila scudi. Fu così che si optò per il riutilizzo del disegno usato in quegli anni per costruire la chiesa parrocchiale di Porto S. Giorgio, con le debite modifiche fatte dall’architetto ascolano Ignazio Cantalamessa.

Il 16 maggio 1847 il vescovo diocesano Giovanni Carlo Gentili benediceva la prima pietra della nuova chiesa della Marina e si dava inizio ai lavori. I quali, in realtà, non andarono molto oltre le fondamenta. Dopo il 1860, quando l’imponente edificio si alzava con le mura perimetrali a circa un metro da terra, i lavori si interruppero, sia per le note vicende politiche risorgimentali, sia per la cronica scarsità di mezzi economici della parrocchia, incapace a portare avanti un progetto di notevole mole, nonostante che il progetto del Ferri fosse stato ritoccato e ridimensionato dall’architetto Virginio Vespignani. I lavori furono fermi fino al 1894 e nel frattempo andarono dispersi o venduti tutti i materiali (legnami, mattoni e pietre) accumulati per la fabbrica.

La svolta avvenne con la nomina, del 31 dicembre 1887, del parroco don Francesco Sciocchetti (1863-1946), anch’egli ripano, il quale ha indissolubilmente legato il suo nome alla nuova chiesa della Marina, incoraggiato in quest’opera dal nuovo vescovo ripano, mons. Giacinto Nicolai, originario di Monteprandone, che dal 1880 al 1890 era stato parroco a San Benedetto nella chiesa abbaziale del Paese alto. La prima iniziativa presa durante l’episcopato di mons. Nicolai per reperire fondi per la costruzione della nuova chiesa fu quella di una pubblica sottoscrizione con offerte popolari di 10 centesimi.

Nell’archivio parrocchiale si conservano ben 218 cartelle, degli anni 1891-1895, con l’indicazione delle offerte raccolte a S. Benedetto e fuori diocesi. L’importo della spesa calcolata per l’intera fabbrica era di circa 50 mila lire. Don Francesco si mise subito all’opera e già nel 1894-95 i muri della chiesa arrivarono fino agli otto metri. L’utilizzo della nuova chiesa era ormai più che urgente, perchè la vecchia chiesa della Marina, quella costruita nel 1615 e officiata come parrocchiale per oltre settant’anni, era stata abbattuta, in seguito ad un tremendo straripamento dell’Albula che, il 6 luglio 1898, aveva invaso l’intero abitato e aveva ancor più indebolito e screpolato le ormai troppo fatiscenti mura della chiesa seicentesca.

Don Francesco Sciocchetti

Questa nell’anno successivo fu del tutto abbattuta e la parrocchia della Marina si insediò provvisoriamente con tutti i suoi arredi nella chiesa di S. Giuseppe, recentemente edificata. Nel 1901 i lavori ripresero con la volontà di restringere alquanto le proporzioni del faraonico progetto: questa volta fu l’architetto Giuseppe Rossi, di Macerata, con l’approvazione del celebre architetto Giuseppe Sacconi di Montalto, a mettere mano al disegno del Ferri-Vespignani e fece terminare la chiesa là dove le tre navate dovevano innestarsi con la crociera del primitivo progetto. Finalmente, il 4 aprile 1908, il vescovo diocesano mons. Luigi Boschi, benedisse la nuova chiesa, che misurava m. 70 x 24.

Presenziarono al rito anche i vescovi di Macerata, mons. Raniero Sarnari, di Fano, mons. Vincenzo Franceschini e di Montalto, mons. Luigi Bonetti. Quella sera, un’imponente processione di fedeli trasportava dalla chiesa di S. Giuseppe alla nuova chiesa il bel quadro della Madonna della Marina, che era stato donato alla vecchia chiesa, intorno alla prima metà dell’Ottocento, dal cappuccino fra Giacomo Santucci, originario di Cossignano, Padre provinciale del suo Ordine e restauratore del convento e della chiesa dei Cappuccini di Ripatransone. Il quadro, opera settecentesca di un anonimo pittore (forse il teramano Della Monica), è del tipo delle “Madonne della vittoria” e ha la soavità delle Madonne del Dolci e del Maratta. Don Sciocchetti cercò di abbellire e decorare la grande chiesa con l’aggiunta di ben 6 altari, di pregevole fattura, che recuperò da altre chiese demolite.

Tre altari di marmo (dedicati al S. Cuore, a S. Biagio e a S. Antonio da Padova) furono acquistati per 2.200 lire dall’Amministrazione provinciale di Ascoli Piceno, proprietaria della ex chiesa ascolana di S. Filippo che fu abbattuta nel 1912; i tre altari lignei (dedicati a S. Agnese, S. Lucia e all’Addolorata) provengono dalla diruta chiesa di S. Agostino a Ripatransone. Tutti questi altari laterali furono ricomposti dal fratello di don Francesco, il pittore d. Luigi Sciocchetti.

Fu pure costruita, in cima alla navata di destra, una cappella in onore della Madonna di Lourdes. Il successore di don Sciocchetti, d. Giuseppe Rossi (1884-1930), fece costruire la gradinata esterna e la facciata (che rimase incompiuta a metà) su disegno del prof. Sanzio Giovanelli. Ugualmente fu costruito il pavimento in graniglia, nel 1926, eseguito dalla ditta Montesi di Senigallia, su disegni dell’ing. Grifi.

15 PIAZZA NARDONE

Negli anni Settanta, per diretto interessamento del vescovo diocesano mons. Vincenzo Radicioni, sotto i parrocati di d. Costantino Calvaresi (1930-1980) e di d. Mario De Angelis (1980-1985), si pensò al completamento della facciata esterna e dell’interno, aggiungendo l’abside e prolungando di parecchi metri la navata centrale. Si aggiunse anche il tozzo campanile.

Nella prima cappella da sinistra è stato collocato un moderno fonte battesimale con una tela del pittore sambenedettese Armando Marchegiani. Nel 1977, in un sottarco laterale, è stata riprodotta in altorilievo la grotta della Madonna di Lourdes, opera dello scultore offidano Aldo Sergiacomi.

Dello stesso scultore è l’opera commemorativa dei fratelli Sciocchetti, a destra della porta di ingresso, che narra con un bel bassorilievo le gesta dei due fratelli preti e che conserva nella lunetta un’opera raffinata di don Luigi, raffigurante la Madonna della Marina, con tenue scena di paranze, che una volta era collocata nella scomparsa cappella della Madonna di Lourdes.

All’interno si ammira uno splendido pavimento realizzato con un sapiente uso di seminato veneziano e mosaico. 

Don Francesco Sciocchetti

Considerata l’importanza che la città di S. Benedetto del Tronto veniva ad assumere sempre più nella diocesi di Montalto e Ripatransone, già papa Paolo VI elevava la chiesa della Marina a concattedrale, nel 1973. Giovanni Paolo II, nel 1983 elevava la città di S. Benedetto a città vescovile e con decreto pontificio del 30 settembre 1986 la chiesa della Marina diventava la nuova cattedrale della nuova ed unica diocesi di S. Benedetto-Ripatransone-Montalto.

Il primo vescovo della nuova diocesi, mons. Giuseppe Chiaretti ha messo mano al restauro del presbiterio (1992-1993), che, su disegno dell’arch. Vincenzo Acciarri, è stato totalmente ristrutturato con la creazione del nuovo altare maggiore, della cappella del SS. Sacramento, della sagrestia, della porta laterale destra con accesso per disabili.

Ma l’opera più significativa è senza dubbio la decorazione dell’abside, che il pittore Ugolino da Belluno, religioso cappuccino, ha affrescato dal giugno al dicembre del 1993, coadiuvato dal nipote Silvio Alessandri.

L’affresco di 400 metri quadrati richiama le tradizioni marinare della città, assieme alla raffigurazione di santi locali.

Molto interessante è anche il grande organo di 3.500 canne, proveniente dalla Basilica di Loreto: alla fine dell’800, dalla ditta Vegezzi-Bossi di Torino fu trasformato e ingrandito un settecentesco “Callido” di 300 canne, elettrizzato alla fine degli anni cinquanta dalla ditta Balbiani.

Nel 1992 l’organo, per opera dell’allora parroco d. Gian Paolo Civardi, è stato restaurato e ricomposto in cattedrale dalla ditta Girotto Alessandro, di S. Egidio alla Vibrata.

Il 5 Luglio 2001 Giovanni Paolo II ha elevato la Cattedrale a Basilica minore.

Gli eventi sismici del 2016 ne danneggiarono la struttura. La cattedrale fu dichiarata inagibile dopo le frequenti scosse. I lavori di ristrutturazione hanno interessato, in particolare, la volta centrale dell’edificiole navate e alcuni altari laterali.

Oltre ai lavori strutturali sono stati rimessi a nuovo gli interni grazie alla ritinteggiatura completa, passando dal giallo al rosa nei toni pastello. E una nuova illuminazione è stata realizzata con cinquantotto faretti a led a basso consumo. Inoltre, sui tre lati interni della trabeazione è stata realizzata la scritta Ave Stella del Mare. Prima del terremoto, la statua della Madonna era posta fuori, sul sagrato della Cattedrale. Ora è collocata in alto, nella nicchia della facciata, a salutare i sambenedettesi dalla piazza. L’opera è in marmo di Carrara a grandezza naturale del maestro Giuliano Pulcini. Nel 2016 sono stati anche arricchiti i portoni d’ingresso con bassorilievi in bronzo realizzati dallo scultore Paolo Annibali.

La Cattedrale è stata solennemente riaperta al pubblico e alle celebrazioni nel Novembre del 2018.